Marzo 12 2020

Giorno 4 – Le norme

4Allora, oggi voglio parlare delle norme che sono in vigore e del fatto che è un’occasione formidabile per insegnare un po’ di senso civico ai nostri figli, e per dare anche noi una ripassata.

Ci sono delle norme e vanno rispettate. Dire se ritengo che siano “giuste” o “sbagliate” è riduttivo. Brevemente: non sono in grado di giudicare se fosse possibile evitare di arrivare a questo punto (ad esempio, evitando di svendere la Sanità e di dismettere 70.000 posti letto in 10 anni, o di passare da 922 posti per casi acuti ogni 100.000 abitanti del 1980 ai 275 di oggi – Fonte The Submarine), ma so che ora siamo in questa situazione e, per natura, formazione e per cultura, voglio rispettare le regole. 

Per questo, il nostro ufficio è chiuso da prima del Day 1 e abbiamo nel “sangue” lo smartwork, tanto che tutti i nostri dipendenti e collaboratori erano già pronti per metterlo in atto. 

Per questo, io e Giacomo stiamo cercando di far rispettare le regole anche a nostro figlio, anche se non è facile. Oggi, ad esempio, c’è stata una sfida. Un bimbo è venuto nel quartiere con sua mamma (che stava lavorando in una casa qui nei pressi). Di solito lui e Leo giocano insieme in strada e lo volevano fare anche oggi. Ma noi abbiamo deciso di rispettare il fatto di non avere contatti con altre persone e di tenere una distanza di sicurezza. Come? Il cancello chiuso è diventata una rete di tennis o di pallavolo, le pause si facevano sedendosi ognuno dalla propria parte, e si poteva chiacchierare a distanza. Facile? No. Ma possibile e necessario.

Un’altra pratica consolidata è la passeggiata fuori da casa. So che sembra assurdo, ma noi, fuori da casa, a circa 50 passi dal cancello, abbiamo questo:

I pro della campagna (ma attenzione, poco sotto c’è anche un bel “contro”).
Persino mia sorella, che è stata qui innumerevoli volte, mi ha chiesto dove diavolo fossimo andati, e di non prendere l’auto per girare in giro. Ma noi eravamo appena fuori casa.

Leonardo si è portato il suo telefono da gioco e ha scattato fotografie ai fiori e al percorso. Poi ha tirato sassi in acqua, finto di pescare con un bastone, fatto yoga (che significa colpire alberi con un svariati bastoncini di legno) e camminato un po’. Abbiamo meditato molto su questa attività, non è stata scontata. Abbiamo letto l’interpretazione della norma emanata dal governo e il fatto che è possibile uscire di casa per allentare la tensione, fare sport all’aria aperta e portare a spasso il cane. Non abbiamo incontrato nemmeno una persona. Non abbiamo toccato superfici né rischiato di contaminare niente. Solo natura.

È lecito? Noi pensiamo di sì. Ma la cosa più importante per me è interrogarsi di continuo su cosa significhi una norma, su come rispettarla, su dove cercare le informazioni adeguate per farsi un’opinione, su chi interpellare per avere approfondimenti. Quella di oggi è un’attività straordinaria, non sempre usciamo di casa in questo momento, spesso stiamo solo in giardino, ma ritengo che vivendo in mezzo al nulla e lontano da tutti e tutto, non andando nei parchi gioco ma nel bosco, in totale sicurezza e letteralmente a distanza di piedi da casa, non stiamo contravvenendo a nessuna direttiva. Spero che il fatto che ci facciamo domande e che ci confrontiamo apertamente davanti a Leo gli serva per imparare. Avere spirito civico non significa essere sempre dalla parte della ragione, ma avere dei dubbi e cercare di rispettare la comunità, senza sentirsi intitolati a comportarsi come ci aggrada e non come è necessario. Io non mi voglio sentire “speciale”. Non voglio pensare di essere quella che “può fare a meno di seguire un’indicazione”, perché “so meglio io cos’è bene per me”. Non mi piace pensare così, mi viene naturale cercare di pensare come sistema, come parte di un tutto, come una cellula che deve fare la sua parte, comunicare con le altre, e non andare per la propria strada e diventare un tumore. Mi rendo conto, invece, che molte persone si sentono così “speciali” da poter infrangere qualsiasi barriera di buonsenso, e non parlo solo di questo momento, di questa situazione, ma dell’atteggiamento diffuso e generalizzato di ottusa superbia.

La giornata poi ha portato con sé molti altri bei momenti. Ad esempio, ho pensato che potrei fare una videochiamata al giorno di 10-20 minuti con uno dei compagni di scuola di Leonardo. Oggi abbiamo sentito Ale su Whats App video, e lui e Leo si sono mostrati di continuo giocattoli, hanno chiacchierato a modo loro, e si sono parlati nella “lingua segreta dei ninja”. Domani lo rifaremo, e magari chiameremo anche qualcun altro.

Stasera, invece, alle 19.15 c’è stato un fantastico AperiSkype con la famiglia. È un bel momento, si sta tutti insieme a fine giornata e si chiacchiera un po’ del più e del meno. Passiamo una mezz’ora così, bevendo birra a distanza e mangiando patatine in remoto. Il vero problema (che – confesso – mi ha fatto addirittura piangere ieri sera, e pure stasera) è che la qualità del nostro abbonamento con EOLO è degradata a tal punto che spesso, per fare videochiamate, dobbiamo togliere il video. rendendo quindi l’intera esperienza risulta molto limitata. Ho provato a fare tethering con il cellulare, e lì la connessione funziona alla grande, ma ho giga limitati e non posso usarli tutti per le videochiamate, quindi è proprio un problema del ponte radio di EOLO, o del fatto che hanno le celle piene e sotto-potenziate per tutti gli utenti che ci sono connessi. Soffro, perché fino a tre settimane fa andava tutto bene, e ora siamo di nuovo nel medioevo. Per me questa cosa di internet lento è come se ci fossero continue interruzioni del servizio elettrico, o se non fossi sicura di potermi lavare perché non esce abbastanza acqua dalla doccia. Non è contemplabile. Ho aperto due ticket ormai 5 giorni fa, ma nessuna risposta. Giusto perché io pago puntualmente ogni mese, ma il servizio che mi viene offerto non può essere dignitoso, o come da promesse, o anche solo vicino a quanto era 6-8 mesi fa. Questi, comunque, sono i “contro” della vita in campagna: abbiamo il fiume, ma abbiamo a malapena internet. Entrambi non si può, evidentemente.

A ogni modo,Skype è diventato un po’ complicato da usare, con il fatto che ti collega per forza a un Microsoft ID, ma resta comunque molto comodo. Continuando la lista di software utili per le videochiamate, c’è anche un altro servizio di videochiamata carino da usare: si chiama WhereBy e il suo punto di forza è che se si fa il setup di una “stanza”, le persone che partecipano non devono iscriversi o avere un account, ma devono solo fare click su un link fornito! È molto comodo per chi non ha Skype e magari vuole sentire una vecchia zia che fa fatica con la tecnologia, oppure non vuole creare un (macchinoso) account Skype. Nella versione gratis si può fare videochiamate al massimo in 4 persone, ma è funzionale e molto spesso più che sufficiente!

Comunque, domani dovrò lavorare. Per forza. Troppe cose si sono ammonticchiate, ma ora non ho scuse, considerato che ho anche finalmente il monitor grande nello studio di casa, la mia tastiera esterna e che tutto il resto è effettivamente a posto. È già il 12 di marzo. Pensavo meno. Ce la possiamo fare.

Ce la possiamo fare, sempre che non succeda, come sembra, che per l’ennesima volta non rientreremo in nessuna delle fasce tutelate per questa ecatombe socio-economica: reddito della società troppo alto, non siamo lavoratori dipendenti, abbiamo una partita IVA… Sentirsi dire, alla fine della giornata e nel mezzo dell’isolamento, che probabilmente dovremo, per l’ennesima volta, “arrangiarci” e trovare una soluzione noi, da soli, per quello che sta succedendo, mi demoralizza. Ma non posso demoralizzarmi. E allora ci guardiamo due puntate di Picard. Ora però siamo in pari, quindi dobbiamo aspettare le prossime settimane. Merda.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *