Ho fatto il conto: questo era il mio sedicesimo anno di FEFF. Ho cominciato nel 2007, insieme a Giacomo, e non ho più smesso – se si escludono i due anni di pandemia. Ci sono andata perfino con un bambino di 4 mesi, sfidando allattamento, notti insonni e pannolini.
I festival cinematografici non sono tutti uguali: ce ne sono moltissimi di belli, ricchi, pieni di personalità, vibranti di creatività. Il Far East ha tutte queste cose e qualcosa in più, che non è facile mettere a fuoco se non lo si è frequentato per un po’. Forse è l’ambiente tranquillo e rilassato, senza “divismi”. Forse è la qualità dei film e degli ospiti. O il fatto che la città è piccola e raccolta. Quando si va a Udine, comunque, non è facile mettere a fuoco molte cose, probabilmente anche a causa del quantitativo di alcool non proprio regolare.
Per me Far East significa “boccata d’aria fresca”, un modo per staccare in mezzo all’anno di lavoro e soprattutto per ricaricare le “batterie creative” che ho dentro e che mi servono per funzionare il resto del tempo.
Il primo film asiatico che ho visto in vita mia è stato “Old Boy“, nel 2003. Me lo ha fatto vedere il mio amico e compagno di scrittura Nemesis. Avevo 23 anni.
Da lì in poi la mia vita è stata segnata e mi rendo conto che sembra un’affermazione iperbolica, ma non è così. Ho capito che il cinema, come lo conoscevo, mi stava stretto, che c’era un canone occidentale e che poi c’era il cinema asiatico, che mischiava generi, stili, linguaggi, che non aveva paura di far ridere un secondo prima e un secondo dopo farti piangere di dolore. Nel corso del tempo, abbiamo sparso la voce e abbiamo creato un gruppo di “fedelissimi” amici e amiche che frequentano il festival: ci ritroviamo da diverse parti di Italia e passiamo le nostre giornate a guardare film, mangiare e bere insieme, passeggiare e parlare di cinema e di storie.
Quest’anno, il Far East Film Festival per me ha significato anche qualcos’altro, però: sono stata invitata come produttrice di Hive Division a FOCUS ASIA, le giornate dedicate ai produttori europei ed asiatici in cui ci si confronta e si cercano collaborazioni internazionali per film e film d’animazione. Quando si sogna qualcosa e si fatica anni e anni per raggiungere un obiettivo si impara a riconoscere i passi avanti: quest’anno ho fatto un piccolo e bellissimo passo avanti e ho potuto sedermi a chiacchierare con altri produttori con cui magari lavorerò. Chissà: sarebbe bellissimo tra 3 o 4 anni ritrovarmi sul palco del Far East per presentare un film a cui ho lavorato anche io!
Per ora, ho i miei DUE badge a farmi compagnia e a ricordarmi che a volte l’impegno serve davvero a qualcosa.