Festival Poesia '04

Se me ne dimentico ancora, va a finire che finisce e non l’ho segnalato…

Una delle poche iniziative interessanti e dignitose della mia città  (e dintorni). Di solito ci sono solo manifestazioni come Miss Commercio o altre feste simil-trash.
Invece, per fortuna, c’è gente che si impegna e si sforza di mandare avanti (ormai da anni) incontri di un altro tipo, un po’ sperimentali, decisamente artistici.
Se non sapete cosa fare, certe sere noiose di quest’inverno, e abitate in zona, fate un salto al Festival Poesia. Dura fino a Dicembre. Quindi smettetela di guardare reality show diseducativi, mettetevi un cappotto qualunque (nessuno farà  caso a come siete vestiti, è gratis e non c’è selezione all’ingresso) e godetevi un po’ di sana poesia, di musica, di sperimentazione.

Manifestiamo: George uber alles

Ma sì, “manifestiamo” anche noi, tanto porta bene a quanto sembra.
Qualcuno lo fa notare con calma. Qualcuno sdrammatizza. Qualcuno è (anche giustamente) più aggressivo.
Oh, che lieto evento. A volte mi sveglio la mattina e mi preoccupo: chi manterrà  la mia xenofobia, il mio razzismo, la mia intolleranza, la mia paura di morire alte e vive? Nessun problema, c’è lui, il paladino del Mondo (occidentale, s’intende, che altro mondo esiste?), che ci proteggerà  dalla minaccia terrorismo, terrorizzandoci.
Per altri quattro anni.

E come disse una volta Beppe Grillo.
(Cioè, bisogna cercare di metaforizzare un po’ quello che ha detto.)
“Perché De André è morto e Minghi continua a fare canzoni?”
Già , perché muore (o vince le elezioni) sempre la gente sbagliata?

D’altra parte. E’ stata una libera scelta.Una libera scelta quella di scegliere G. una seconda volta.
E a questo punto con un po’ di sicumela e molta arroganza mi chiedo.
Ma qualcuno ha capito come funziona la democrazia? Qualcuno ha letto le istruzioni prima di montarla? Non sarebbe il caso di smontare tutto e riprovarci?

Dai, tra quattro anni forse arriverà  il vero paladino che ci libererà  tutti: da Governatore della California a Presidente il passo è breve.
[musichina dal famoso film]
[#Tututumtum Tututum tum… Tananaaaaaa naa na na#]

Calenda (un giorno prima, per me)

Questa è la notte in cui il velo è più sottile, in cui i vivi si possono avvicinare, in cui possiamo un po’ osservare.
Seduta sul vialetto di casa, ascolto i rumori delle foglie, gli scricchiolii dei rami, il freddo sotto di me, lo strano calore intorno. Al buio, con la luna velata sopra di me e l’infinito dentro, mi sono sentita al riparo, sotto il cielo notturno.
Mi è tornata in mente la Betulla, che per anni è stata la mia confidente segreta. Le sue foglie restavano immobili e silenziose, ma sapevano ascoltare.
Ho guardato il Pino Marittimo, l’ultimo di tre fratelli, che si stagliava nel cielo notturno un po’ incline al suicidio. Gli manca il mare, come dargli torto?
Mi sono ricordata dei tre Peschi dell’orto, che mi hanno dato da mangiare nei lunghi e noiosi pomeriggi estivi. Ai loro piedi cresceva una menta speciale, che aggiungeva al gusto delle pesche un aroma prezioso e irrecuperabile.
Il tronco del Pino Azzurro è stato coperto con un vaso. E’ rimasto appartato e indifferente agli sguardi per anni, finché un giorno non ha iniziato a piangere lacrime gialle e polverose, ed è caduto senza che io lo potessi salutare.

Il mio Giardino, stanotte, mi ha raccontato una storia che già  conoscevo, mi ha ricordato gli anni e i giorni e i minuti che ho passato a giocare con lui, silenziosa e costante presenza, che allora non coglievo, ma che adesso vedo in ogni giorno della mia infanzia, forte e rassicurante.

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Resta il Gelsomino Intrecciato a farmi compagnia, profumato e generoso, quando è il momento, come morto, invece, quando vuole riposare.

Strana notte, questa. Probabilmente non dormirò. Mi capita spesso, da un po’ a questa parte, ma adesso è diverso. Nel sonno dell’assenza, ora, non mi sento sola. Strano. Ma non lo sono.

“Diana Stellis Gravida, Stellarum Diana Regina”

Eternal sunshine of the spotless mind

[Spoiler]
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Per motivi già  ampiamente dibatutti non mi soffermerò sul titolo di questo film, spettacolare e a dir poco poetico in inglese, dozzinale e da commedia basso-popolare in italiano (Se mi lasci ti canello. Maddddai).

Non farò nemmeno la solita apologia-elogio di Jim. Penso che sia un grande attore e se qualcuno non è d’accordo, è un problema suo.

Mi son vista il film con una specie di enorme aspettativa: dallo sceneggiatore di Essere John Malkovich mi aspettavo un bel po’. E grazie al cielo, non è stato l’ennesima commediola americana con battute brillanti, hamburger, serenate notturne e amici tutti d’un pezzo che ti aiutano a riconquistare la donna che ami.
No, niente idiozie simili, ma una storia sull’essere se stessi, sulle proprie pulsioni, forse anche sul proprio destino. Sull’amore (ok, ancora questo tema che permea proprio tutto, ultimamente), ma in generale su quello che siamo e sul fatto che certe esperienze e certe persone, nella nostra vita, le dobbiamo affrontare per forza, senza via di scampo.
Una cosa tremenda è perdere i propri ricordi. Soprattutto certi ricordi. Chiacchiere sotto le coperte, palle di neve, cene giapponesi inventate, pomeriggi spalmati insieme sul divano, litigate e voglia di maternità , viaggi, stazioni, dormire insieme, dormire a casa tua. Tremendo dimenticare e smarrire tutto questo tesoro. Ma ancora più agghiacciante e doloroso è rendersene conto. Essere consapevoli che si sta per perdere una parte di noi stessi. Non volerlo ma non poter fare niente per impedirlo. Ecco, trovarsi nel proprio cervello cercando di rifugiarsi con chi o cosa amiamo di più dove niente e nessuno potrà  raggiungerci. Impossibile. Tutto svanisce, grazie (o per colpa) della mitica Lacuna Inc.
Mi sono accorta che ero tremendamente depressa per la perdita di ricordi altrui. Figuriamoci se succedesse a me. Mica per altro. Certo, conosci uno un po’ stronzo, incontri una insopportabile, hai esperienze che era anche meglio di no. Ma perché privarsi del divertimento del risentimento, della gioia dell’insulto, dell’orgoglio, alla fine magari, del perdono e della compassione. Magari ti cancello e poi un giorno ti rivedo e ti tratto anche in modo civile. No, grazie. Preferisco ricordare (e, se posso, infierire).

Lasciando da parte gli istinti vendicativi, credo che sia inutile dimenticare. Credo che ci si possa facilmente dimenticare degli eventi. Ma non possiamo mai scordarci di noi stessi, dei nostri impulsi, dei desideri, di quello che amiamo o che odiamo, al di là  di tutto. La memoria può svanire, possiamo davvero (grazie magari più alla rimozione freudiana che alla Lacuna Inc.) eliminare quello che non ci va, ma il nostro percorso, le nostre scelte, tutto quello che siamo, tornerà  sempre nello stesso modo. Forse è vero, come diceva quel pazzo in K-Pax, che l’universo si espande e si comprime all’infinito, e ogni volta rinasce uguale a se stesso, e noi con lui. E ogni volta facciamo le stesse, identiche scelte, gli stessi identici sbagli, lo stesso identico percorso.
Forse questo succede anche nel microcosmo della nostra vita. E allora anche per noi potrebbe splendere “l’alba eterna della mente immemore”, ma a che scopo, se, comunque vadano le cose, non potremo cambiare la nostra essenza?

[sì, il film mi è piaciuto, non si capisce?]

Big Fish – O di come piangemmo entrambi

[Spoiler]
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Ci sono certi film che è destino vedere. Rimandi sempre, ci sono mille imprevisti, il div-x che hai scaricato non funziona. E te ne dimentichi per un bel po’. Poi, una notte, torni a casa all’una e trovi il dvd sul tavolo della cucina. Sai che dovranno restituirlo domani, quindi aiutata dall’insonnia del periodo e dal fatto che anche Natan vuole vederlo da un pezzo, questo film, ti piazzi in sala con la fantomatica ciotola di pop-corn e il succo di frutta. Ah, delizia. La casa è silenziosa, tutti dormono di là  e nessuno interromperà  la visione. Ti sistemi più comodamente che puoi, incastrandoti con l’altro sul divano troppo piccolo e creando una specie di capanna con il plaid, così non fa freddo. E comincia lo spettacolo.
E’ la storia di una vita portentosa, di un ragazzo, un uomo, un padre, che cerca di raccontarsi a tutti, sempre, e che condisce con fantasia e stranezza ogni aneddoto del suo passato. Incontri mirabolanti, avventure verosimili e insieme fantasmagoriche, c’è una sfilata sterminata di personaggi, luoghi, situazioni, colori, musiche e sentimenti. L’amore è il motore di tutto e il punto di arrivo, la meta. Detta così sembra banale. Detto così, sembra un filmetto da tre soldi con effetti speciali e sentimentalismo di bassa lega. Non saprei, forse lo è. Però era un po’ che un film non mi faceva questo effetto.
E allora, mentre eravamo lì abbarbicati sul divano aspettando di sapere l’ennesimo incontro eccezionale di quella vita, io mi sono resa conto che l’amore che provo per la scrittura ha la stessa origine dell’amore che il protagonista aveva per i suoi racconti fiabeschi: raccontando, scrivendo, trasmutando, si ha il potere non tanto di cambiare la realtà , non di dare “una propria versione”, ma proprio di creare altri mondi. Oh, sì, i cultori di Calvino e di tutta la letteratura che è venuta prima di ora mi rideranno
in faccia: sai che novità . Non è questa la scoperta. La scoperta è quella di rendersi conto di avere il potere. Un conto è pensare che sia possibile in generale, un altro è invece capire di poterlo fare. Poi, non che uno ci riesca.
Io, per esempio, mi struggo per raccontare storie, ma i risultati sono sempre deludenti. Annoio persino me stessa, figuriamoci. Però comunque posso continuare a provare. E, come nel film, posso plasmare anche la mia morte e decidere di morire come mi andrà . Magari non nella realtà  contingente, ma sicuramente nella mia realtà  fantastica sì.
Insomma, alla fine di questo film che mi ha investito peggio di una tempesta ormonale, io e Natan ci siamo ritrovati a piangere come due agnelli (o vitelli, papà ?) e non abbiamo avuto parole per commentare di più.
Ora basta. Questo è solo un punto di partenza. Poi c’è la fantasia. Poi c’è la realtà . E il loro tanto amabile miscuglio.

King Arthur – Solo perché devo

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Mi sono proposta di scrivere almeno un breve commento su tutti i film che vedo, da ora in avanti. Questo per giustificare questo post su un film che (a dire il vero) non meriterebbe commenti organici.
Sinceramente, temevo che fosse un vilipendio alla storia, in realtà  si è rivelato plausibile per certi aspetti, un po’ troppo romanzato e fantasioso per altri, tutto sommato relativamente verosimile.
A parte i sette “sopravvissuti” Cavalieri della Tavola Rotonda, che non si battevano solo per spirito umanitario ma perché coerciti dall’esercito romano (ovviamente erano i Magnifici 7, belli, bravi, buoni, valorosi), erano interessanti anche i Woads, i nativi, che difendevano la Britannia da Roma ma anche dai Sassoni, i super-cattivoni di turno.
C’è un motivo per cui, però, vi consiglio di andare a vedere questo film. Giulia, Ali, sostenetemi: il film merita di essere visto solo per Tristano.
Ogni altro commento è superfluo. Storia e personaggi già  visti e già  vissuti, paesaggi di ordinaria campagna inglese, musiche indifferenti, finale da Boh.

E poi, in fondo, Artù era un mezzo celto-mezzo romano che difendeva la Britannia dai Sassoni. Ora è stato nominato Eroe Nazionale Inglese. Peccato, però, che gli inglesi attuali discendano proprio da quei Sassoni che il loro Eroe Nazionale cercava di sgominare…
Ridi Pagliaccio.