Necrologio anticipato del libro

“La letteratura non ha niente da dire a quegli esseri umani che sono soddisfatti del proprio destino, che sono contenti della vita che stanno conducendo. La letteratura è il nutrimento dello spirito ribelle, la promulgatrice dell’anticonformismo, un rifugio per quanti abbiano troppo o troppo poco nella vita. Chiediamo asilo alla letteratura per non essere infelici e per non essere incompleti. Cavalcare per i campi della Mancha accanto al macilento Ronzinante e al suo confuso cavaliere, solcare i mari in groppa a una balena con il capitano Ahab, bere arsenico insieme ad Emma Bovary, diventare insetto insieme a Gregor Samsa: sono tutti espedienti che abbiamo inventato per liberarci dai torti e dalle imposizioni che questa vita ingiusta ci riserva, una vita che ci costringe ad essere sempre la stessa persona quando noi vorremmo essere tante persone diverse, per soddisfare i tanti desideri da cui siamo soggiogati.
La letteratura allevia soltanto momentaneamente questa vitale insoddisfazione – ma in questo istante miracoloso, in questa provvisoria sospensione della vita, l’illusione letteraria ci solleva e ci trasporta al di là  della storia, ed ecco che diventiamo gli abitanti di una terra senza tempo, e per questo immortali. Diventiamo più sensibili, ci arricchiamo, ci sentiamo più complessi, più felici, e più lucidi di quello che siamo nel tran tran forzato della vita quotidiana. Quando chiudiamo il libro e abbandoniamo la finzione letteraria, facciamo ritorno all’esistenza vera e la paragoniamo alla terra meravigliosa che ci siamo appena lasciati alle spalle. Che delusione ci attende! Ma anche la terribile consapevolezza di quanto la vita fantasticata del romanzo sia migliore – più bella e varia, più comprensibile e perfetta – della vita che viviamo da svegli, una vita condizionata dai limiti e dalla noia della nostra condizione. Ecco come la buona letteratura, la letteratura vera, riesce ad essere sempre sovversiva, indomabile, ribelle: una sfida all’esistente.”

(Mario Vargas Llosa, Necrologio anticipato del libro)

Vi presento PowerBook, ossia BlueMac

BlueMacMi ero dimenticata della Notizia.
Forse è perché questo è il mio regalo di Natale, ma ne avevo bisogno ora quindi…
Forse perché quando lo uso mi “distraggo” e mi affascino…
Insomma, da tre settimane possiedo fieramente un bellissimo PowerBook 12” a 1.5 GHz.
Ebbene sì, un Macintosh.
Non credete a chi dice che avrete problemi di compatibilità .
Non credete a chi dice che costano troppo (gli iBook, portatili bellissimi, partono da 1000 euro).
Non credete a chi vi dice che “Windows dopotutto non è così male”.
Sciocchezze.
Sono tre settimane che uso questo splendido Mac e il sistema Mac OS X (Tiger) e mi chiedo come ho fatto prima, senza.
Tra l’altro questo piccolo amico è così piccolo e leggero…
E per quanto mi sia sforzata non ho trovato nulla che non riesca a fare come (e soprattutto MEGLIO di prima), quando avevo un pc vecchio (addio, Soffietto) con un sistema operativo da ulcera.

E’ che mi sono innamorata.
E poi tutto quell’alluminio
Mmm… Alluminio…

Connessioni Leggendarie – Dopo la prima visita

Yes ManNon male la mostra. Innanzitutto la Mediateca di Santa Teresa, in via della Moscova 28 a Milano è un posto che vale la pena di frequentare. Bella struttura, tranquillità , buoni computer con cui lavorare. Ci andrò più spesso, ora che l’ho scoperta.

La mostra è stata difficile ma bella. Diciamo che l’impegno di visitare una mostra del genere per una persona come me che un po’ ne sa, ma non troppo, sta proprio nel cercare di imparare e capire il più possibile. Al di là  dell’estetica, la Net Art mi sembra un’arte molto cerebrale. Impegnativa e insieme impegnata, perché ogni singola opera, dalla Software Art alla Code Poetry, parla di una denuncia, aiuta a scardinare, almeno in parte, convinzioni legate all’arte vetuste e piuttosto anacronistiche, aiuta insomma a rileggere la realtà  contemporanea come merita di essere affrontata, ossia con ironia, un pizzico di assurdo e grottesco e soprattutto tanta, tanta tecnologia.
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Non è (ancora) un’arte per le masse, forse non lo sarà  mai, ma meglio così.
Le installazioni che mi sono piaciute di più sono state le numerose (almeno 12) postazioni multimediali attraverso cui era possibile interagire.
Purtroppo ero senza soldi (e senza portafoglio, rubato da ignoti a SMAU, maledetti me la pagherete) e non ho comprato il catalogo, ma considerato che tornerò presto alla Mediateca credo che me lo comprerò.
Insomma, la mostra è caldamente consigliata!
Intanto vi lascio con una bellissima foto di Natan con prima cyber-orchestra, il mitico 386dx…

L'arte della Guerra

Arte della guerra
Stasera ho comprato L’arte della guerra, di Sun Zu.
Non mi piace la guerra.
Ma c’è un ma.
Indubbiamente è un lato del nostro sentire, del nostro essere umani. Quindi va compresa. E magari affrontata senza un’ascia, un macete o un fucile a canne mozze in mano, ma con una prospettiva più filosofica.
Così spero di incanalare in fini comportamenti strategici tutti quegli impulsi da guerrafondaia che mi assalgono ogni giorno quando ho a che fare con gente che non mi va.

Una frase sola, molto adatta a me e alla mia sciocca impulsività , a volte.

“In linea di massima, a proposito della battaglia, l’attacco diretto mira al coinvolgimento; quello di sorpresa alla vittoria”.

Svolta epocale (o anche "-iBook- PowerBook sarai mio")

E’ un momento epocale.
Chi mi conosce sa che da mesi (o anni?) sto boicottando Bill cercando di non usare più suoi programmi.
No, non è una questione ideologica o di principio: è per salvarmi il fegato. Davvero, niente risentimento, solo non ce la faccio più.
Forse (ma non troppo forse) abbandono Soffietto dopo esattamente quattro anni di battaglie insieme e passo a questo.
E’ che me lo sogno la notte…
Deve essere mio…