Ho sedici anni

Forse, a volte, diciannove. Ma mai più di così.
Sono in balia dei miei sentimenti, solo che non lo riconosco più. Per questo sto così male.
Ho ancora sedici anni, mi innamoro di continuo delle cose e delle persone, la sorpresa, la volontà  di scoprire, e insieme l’inconsapevolezza di quello che sono, la falsa modestia e l’arroganza, il senso di libertà  e l’euforia, il freddolino e il non riuscire a stare sotto le coperte.
E’ questo che mi dimentico, è per questo che poi sono triste, che non riesco a stare seduta, che ho sempre voglia di dormire, anche.
Ho voglia di queste notti di poesie, parole, divano e coperte arrotolate sotto le ginocchia, a casaccio, ho voglia di bere e fumare, senza moderazione, senza ritegno e in effetti lo faccio. Più poesia e meno sensi di colpa, prego.
Il silenzio non mi infastidisce, mi ricorda Neruda e Hikmet, quando li ho scoperti, mi ricorda Borges, non sono sola, e Battaglia e James, l’unico che meriti di essere ricordato, e Virginia.
Ma sono davvero la sola che si innamora ancora dei personaggi dei libri?
Che ultimamente non ne sto conoscendo tanti di nuovi, ma sono fedele ai miei storici, Clarissa e Molly e Steven e anche Emma Zunz oppure Omero degli Immortali, il leopardo con le macchie di universo, e i labirinti, oddio i labirinti di Borges, dove sono?
Spero di morire, prima o poi, e di andare all’inferno e che l’inferno sia la Biblioteca di Babele o la Lotteria di Babilonia.
Sono sul serio l’unica che vorrebbe vivere lì, nella creazione di un genio?

Septimus, ti penso tanto in questi giorni. Ti penso tanto in questi mesi. Ora vado a dormire, ma senza knives, senza gaspipes, solo col mio peso addosso. E ti penso, perché ci sono sempre due strade, solo che la seconda non si vede mai. Tu non l’hai vista, ma io so che c’è. Me la ricordo. E la voglio imboccare di nuovo.
Buonanotte.

Bentornata.

bianco_elettrico

Ci vuole del tempo, a volte, ma poi le cose arrivano.
Sono passati 4 anni e tanta acqua sotto i ponti (di Pisa e di altre città  più lontane) ma è piacevole rivedere, dopo tanto tempo, qualcosa che si era quasi dimenticato.

Un esperimento, un parlare al mondo a modo loro (o nostro?)…

bianco_elettrico

Scuola – Lavoro – Matrimonio – Collasso nervoso – Operazione – Insegnamento – E imparare a essere pazzo…

Censura videoludica? No grazie

Esiste il PEGI, che si occupa di valutare e catalogare i giochi per fasce di età  e contenuti.

Non abbiamo bisogno, per l’ennesima volta in Italia, di qualcun altro (probabilmente con meno competenze) che effettui un doppio-controllo su un prodotto creativo e di intrattenimento.

Il passo successivo potrebbe essere quello del divieto (o, per usare parole altisonanti, della censura).

C’è una petizione contro la creazione di questo nuovo organismo in Italia, che funzionerebbe male, succhierebbe soldi, rallenterebbe le pratiche e, tra le altre cose, danneggerebbe il mercato interno della distribuzione (gli stessi giochi si potrebbero acquistare più rapidamente all’estero).

Qui c’è il testo della petizione e il modulo per firmare…

Non facciamoci incastrare ancora nell’inutile burocrazia…

Heroin

Non mi ricordo se l’ho già  scritto.
Probabilmente sì, ma ho l’Alzheimer e lo dico ancora.
Che poi non è che sia un pensiero così originale.
Basta cercare la poesia nei libri. Tipo nei libri di Aldo Nove, che è un po’ il male del nostro tempo insieme alla Tamaro.

Cerchiamola nelle canzoni. Low Culture. Sì sì certo.
E allora arriva in soccorso la Factory, e Lou.
Dani, ti ricordi Perfect Day? Non è poesia quella? Mi evoca tutti i nostri momenti insieme.
E poi c’è questa, che mi evoca tutti i miei momenti da sola.
Che poi non ho il coraggio di provare, però se mi devo mettere lì e immaginare, è così che me la immagino.

“Perché la lama nelle vene
Mi fa scoprire il cuore della mia mente
Ed è meglio che morire
Perché quando la marea comincia a salire
Tutto diventa silente”

A volte penso che i traduttori traducano solo per pensare di essere loro gli autori delle bellissime frasi che trovano nel mondo.
O magari è per condividere.

Vorrei svegliarmi una mattina ed essere Joyce.
Poi, ancora, mi ricordano che c’è qualcuno che si è svegliato una mattina ed era uno scarafaggio gigante…

I don’t know just where I’m going
But I’m gonna try for the kingdom, if I can
‘Cause it makes me feel like I’m a man
When I put a spike into my vein
And I’ll tell ya, things aren’t quite the same
When I’m rushing on my run
And I feel just like Jesus’ son
And I guess that I just don’t know
And I guess that I just don’t know

I have made the big decision
I’m gonna try to nullify my life
‘Cause when the blood begins to flow
When it shoots up the dropper’s neck
When I’m closing in on death
And you can’t help me not, you guys
And all you sweet girls with all your sweet silly talk
You can all go take a walk
And I guess that I just don’t know
And I guess that I just don’t know

I wish that I was born a thousand years ago
I wish that I’d sail the darkened seas
On a great big clipper ship
Going from this land here to that
In a sailor’s suit and cap
Away from the big city
Where a man can not be free
Of all of the evils of this town
And of himself, and those around
Oh, and I guess that I just don’t know
Oh, and I guess that I just don’t know

Heroin, be the death of me
Heroin, it’s my wife and it’s my life
Because a mainer to my vein
Leads to a center in my head
And then I’m better off than dead
Because when the smack begins to flow
I really don’t care anymore
About all the Jim-Jim’s in this town
And all the politicians makin’ busy sounds
And everybody puttin’ everybody else down
And all the dead bodies piled up in mounds

‘Cause when the smack begins to flow
Then I really don’t care anymore
Ah, when the heroin is in my blood
And that blood is in my head
Then thank God that I’m as good as dead
Then thank your God that I’m not aware
And thank God that I just don’t care
And I guess I just don’t know
And I guess I just don’t know

Mantra videoludico

Un mantra portatore di felicità  per il progetto su cui sto lavorando ora.

Gentilmente concesso da Davidone…

“La leggenda dice che quando le due tette si incontreranno con la palla da rugby, finiremo il gioco e tutti parleranno esperanto”