Forse, a volte, diciannove. Ma mai più di così.
Sono in balia dei miei sentimenti, solo che non lo riconosco più. Per questo sto così male.
Ho ancora sedici anni, mi innamoro di continuo delle cose e delle persone, la sorpresa, la volontà di scoprire, e insieme l’inconsapevolezza di quello che sono, la falsa modestia e l’arroganza, il senso di libertà e l’euforia, il freddolino e il non riuscire a stare sotto le coperte.
E’ questo che mi dimentico, è per questo che poi sono triste, che non riesco a stare seduta, che ho sempre voglia di dormire, anche.
Ho voglia di queste notti di poesie, parole, divano e coperte arrotolate sotto le ginocchia, a casaccio, ho voglia di bere e fumare, senza moderazione, senza ritegno e in effetti lo faccio. Più poesia e meno sensi di colpa, prego.
Il silenzio non mi infastidisce, mi ricorda Neruda e Hikmet, quando li ho scoperti, mi ricorda Borges, non sono sola, e Battaglia e James, l’unico che meriti di essere ricordato, e Virginia.
Ma sono davvero la sola che si innamora ancora dei personaggi dei libri?
Che ultimamente non ne sto conoscendo tanti di nuovi, ma sono fedele ai miei storici, Clarissa e Molly e Steven e anche Emma Zunz oppure Omero degli Immortali, il leopardo con le macchie di universo, e i labirinti, oddio i labirinti di Borges, dove sono?
Spero di morire, prima o poi, e di andare all’inferno e che l’inferno sia la Biblioteca di Babele o la Lotteria di Babilonia.
Sono sul serio l’unica che vorrebbe vivere lì, nella creazione di un genio?
Septimus, ti penso tanto in questi giorni. Ti penso tanto in questi mesi. Ora vado a dormire, ma senza knives, senza gaspipes, solo col mio peso addosso. E ti penso, perché ci sono sempre due strade, solo che la seconda non si vede mai. Tu non l’hai vista, ma io so che c’è. Me la ricordo. E la voglio imboccare di nuovo.
Buonanotte.
Bentornata.