Sopralluogo a Cave del Predil

A fine maggio siamo stati a Cave del Predil, al confine tra Friuli, Slovenia e Austria, per un sopralluogo per un nostro progetto. Nello specifico, siamo stati nella Miniera di Cave del Predil.

Cave del Predil: la patria dei sogni (infranti)

Cave del Predil è un vecchio villaggio minerario che, da 2.500 abitanti al suo picco, ne ha ora a malapena 200. Il concetto di “abbandono” espresso da questo luogo è veramente impressionante. La sua natura di villaggio minerario lo ha reso dapprima vivace e ricco: chi ha vissuto lì tra gli anni ’60 e gli anni ’80 ancora oggi ricorda l’esperienza con affetto, con un senso di comunità, parla di servizi, di benessere, di scuole, medici, intrattenimento. Il capitalismo, però, come dice Lucas (uno dei nostri personaggi) non perdona e quando l’utilità della miniera è venuta meno, i macchinari sono stati spostati altrove (in Sardegna, mi raccontano) e la miniera è stata chiusa. A poco sono valse le proteste dei minatori. La chiusura della miniera ha causato un effetto a catena: nel paese, non c’era più lavoro. La gente ha cominciato ad andarsene e anche chi viveva dell’indotto della popolazione (ristoranti, negozi, scuole, ambulatori) si è trovato senza impiego, e se n’è andato.

È così che avviene l’abbandono: non in un unico istante, non d’improvviso, ma con una reazione a catena inarrestabile che fa cadere un pezzo dopo l’altro, fino a quando non resta più niente. Oggi la miniera è gestita dalla Cooperativa Valcanale ed è un incredibile sito museale che fa parte del Parco geominerario di Raibl.

Gif che mostra la miniera di Cave, vista con una carrellata laterale arrivando da una delle strade del paese.
Welcome to Cave!

Ok, ma cosa vuol dire “sopralluogo”?

Con una sintesi degna dei migliori maestri, fare un sopralluogo significa andare a vedere un luogo e a conoscerlo per le sue particolarità, per capire se ha una storia da raccontare o se può diventare il set di un film. Dire che abbiamo fatto un “sopralluogo” a Cave del Predil, però, fa sorridere: è più di dieci anni che conosciamo quel posto e, dopo averlo visitato la prima volta nel 2010, siamo rimasti così colpiti da scrivere un intero film horror ambientato al suo interno. Lo abbiamo visitato in lungo e in largo in questi anni, siamo stati sotto terra, sulle montagne, nelle vie del paese, e ogni volta ne abbiamo ricavato ispirazione e idee.

Il film a cui stiamo lavorando con Hive Division e Levante Produzioni (e di cui, nello specifico, stiamo chiudendo la fase di sviluppo) si chiama “La lunga discesa” (“The Long Way Down”) e parla ovviamente di una miniera, di un gruppo di adolescenti, di un terremoto e della lotta disperata per uscire da una situazione impossibile. Il genere del nostro film è elevated horror, cioè un horror che ha un livello di lettura in più, oltre quello del mero spavento. Suggerisce spesso tematiche più profonde, metafore sociali, e sfrutta la dimensione orrorifica per aiutare lo spettatore a fare connessioni con quello che vive ogni giorno. Il mio amico e co-autore Alessandro Di Pauli ha scritto un bellissimo pezzo su 3 film horror che incarnano l’elevated horror a regola d’arte.

Il nostro obiettivo durante questo sopralluogo era di effettuare delle riprese di Cave per usarle in un video teaser del progetto, composto da immagini originali e immagini “rubate” ad altri film. È materiale di lavoro, interno, che serve per far capire il mood del progetto e il taglio visivo che gli si vuole dare.

Eravamo io (autrice e produttrice creativa), Giacomo (regista), Mattia (DOP) e… Leonardo (runner) che ci ha accompagnato e ha fatto le sue prime giornate da 10 ore di lavoro sul set!

Lavorare, esplorare, mangiare, dormire – Repeat

Visto che non eravamo sul set di un film, ma in un giro leggero per fare delle riprese, eravamo una squadra veramente essenziale (regista, dop, produttrice + aiutante) e avevamo poco tempo. I due giorni sono passati in un lampo e le attività erano sempre le stesse: girare per posti, capire come effettuare le inquadrature, fare dei test, spostarsi, studiare le inquadrature, fare dei testi, e così via. Quando il regista è Giacomo e il DOP è Mattia possiamo stare ragionevolmente tranquilli che porteranno a casa esattamente quello che gli serve e nel poco tempo che abbiamo, quindi non ero particolarmente tesa. Abbiamo fatto degli shot aerei, abbiamo fatto delle riprese dall’auto, abbiamo sorvolato il lago, e poi ci siamo addentrati nelle stradine semi-deserte di Cave.

Abbiamo mangiato, ovviamente, perché sul set è indispensabile (mangiare, bere e sedersi ogni volta che si può è una delle regole auree) e abbiamo scelto per pranzo e cena del primo giorno la Locanda del Minatore.

La parte divertente, questa volta, è stato dormire in una delle case che un tempo sono state dei minatori e che ora è convertita in B&B. Non lo avevamo mai fatto, prima d’ora, ed è stato emozionante passare la notte lì e immaginare come deve essere stato viverci cinquant’anni fa, con un concetto di villaggio e comunità oggi completamente spazzato via dagli eventi e sostituito da una solitudine assordante.

Le viscere della terra

Non importa quante volte ci vai, il fascino della Miniera di Raibl resta sempre lo stesso. La prima volta hai paura, e me lo sono ricordato sentendo con che forza mio figlio mi stringeva la mano, mentre entravamo. Un buco senza fine, buio, ostile, appuntito. E sicuramente lo ha lievemente influenzato il fatto che gli abbiamo raccontato parte della storia del nostro film che, essendo un horror, non è proprio la cosa più adatta a un bambino di 8 anni. Ma in quanto genitori siamo autorizzati a seminare piccoli traumi. Insomma, all’inizio c’è paura, c’è inquietudine, una strisciante sensazione di disagio. Poi c’è stupore per il dedalo di labirinti e di corridoi. La guida ti racconta (ogni volta) che si può visitare solo una minima parte di quella che era la miniera vera, e ti pervade un senso di vertigine a pensare a quanti livelli e cunicoli e buchi e fornelli ci sono sotto di te mentre cammini. Per noi poi c’è lo sguardo clinico di chi cerca delle belle inquadrature oppure degli attacchi per la corrente elettrica, delle zone in cui posizionare l’attrezzatura… insomma tutta la parte più logistica.

Anche questa volta abbiamo scoperto qualche informazione nuova su cartelli, numeri, simboli e qualche aneddoto drammatico (come il crollo dell’ospedale inghiottito da parte della miniera a fine ‘800). È davvero difficile spiegare la sensazione che incute questo luogo. È anche per questo che, dopo la nostra prima visita, abbiamo deciso di farci un film: perché racconta così tanto, ha così tanta memoria che non è possibile lasciarla lì a marcire, bisogna in qualche modo portarla fuori. Ci sono diverse persone che tengono viva la memoria della miniera: minatori e figli e figlie di minatori, che hanno peraltro il ricordo di com’era Cave quando era un paese vivo e vissuto, abitato e pieno di futuro. È sempre toccante parlare con loro, con persone come Manuela e suo padre Valerio che vivono a Cave da tutta la vita e che tengono vivo il circolo dei minatori. Valerio, peraltro, lo avevamo incontrato durante la nostra primissima visita più di 10 anni fa, e ricordavamo molte delle sue storie. È stato felice di vedere che non erano parole al vento e che, anzi, avevano attecchito.

Infine, questa volta e per la prima volta ho visto il museo della tradizione mineraria: una ricostruzione di questi deliziosi ambienti anni ’60 che dovrebbero essere la base per l’arredamento di qualsiasi ufficio moderno, secondo me. Sto prendendo ispirazione per rinnovare Hive Division…

La parte che mi lascia più incredula, ogni volta che visito Cave, è il profondo senso di nostalgia e rimpianto: da quello che vedo, da quello che mi raccontano, a volte “lavorare in miniera” sembra più sensato (e tutelato) di molti lavori di oggi…

Insomma: siamo tornati a casa con un sacco di materiale fotografico e video, con cui abbiamo finalizzato il “Concept Teaser” del nostro progetto. Se siete curiosi di vederlo, dovete incrociare le dita e sperare che arriviamo a produrre il film. Se invece, nel mentre, volete andare a fare un giro a Cave del Predil, potete organizzare la visita partendo dal sito del Parco Internazionale Geominerario!

Leonardo, infine, ha prodotto dei cartelloni per raccontare questa avventura e li ha portati a scuola (visto che aveva saltato un giorno di lezione per venire con noi). Chissà se da grande se lo ricorderà…

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