Marzo 14 2020

Giorno 6 – Strani rumori

Oggi è stata una giornata direi atroce. C’è tutta questa gente che fa i flash mob e si organizza per cantare Azzurro da una terrazza all’altra, nelle città appendono striscioni con la scritta “Andrà tutto bene” che a me personalmente fanno molto ridere, perché è la frase che nei film si dice a chi sta per morire e non lo sa. Allora, anche nell’isolamento più totale, per metà della giornata ho suonato il pianoforte, e nello specifico ho fatto versioni ad cazzum delle seguenti canzoni:

Qui ho fatto una pausa, perché quando sono arrivata al punto in cui canta “Quando a mio padre si fermò il cuore, non ho provato dolore” sono scoppiata in lacrime e mi sono resa conto che forse dovevo scegliere canzoni più allegre. Giacomo ha fatto un siparietto in cui mimava un ring, e da una parte c’era il Coronavirus, dall’altra Fabrizio Busa De Andrè. E in mezzo, a prenderle di santa ragione, c’ero solo io. Mi sono sentita tipo in un Hell in a Cell

Ho poi continuato nel pomeriggio con:

Nei link, le potete sentire interpretate dai loro performer originali, non certo da me. 

Ora, so che questo elenco farà tirare un sospiro di sollievo ad alcuni di voi, che ringrazieranno di essere in clausura a casa loro e non qui da me a sentirmi cantare, ma giuro che oggi mi sono sentita molto sola e molto triste. Una tristezza profonda, alimentata anche dalla giornata grigia e dalla pioggerella sparsa.

Alle 18.00 ho pietosamente cantato Azzurro con Leonardo (amici che avete scelto la canzone per il flash mob, la prossima volta scegliete qualcosa di facile, tipo La canzone del sole per favore). Nel nostro quartiere c’è stato il silenzio assoluto, nessuna voce, nemmeno una finestra aperta, un colpo di tosse, ammazza oh, non è che vi contagio con la mia scarsa destrezza nel pianoforte, ve lo giuro.

Dopo le 18.00 c’è stato un silenzio surreale ed è a quel punto che abbiamo cominciato a sentire dei rumori strani. Accanto alla nostra casa, ce n’è una sfitta da anni e anni e anni, non ci vive nessuno, non sappiamo nemmeno di chi sia. Beh, verso le 18.30 abbiamo cominciato a sentire come raschiare. Vivi in campagna, saranno i topi direte voi. No, per niente, a meno che i topi non vivano dentro le pareti di roccia spesse tre metri. Insetti giganti. Non saprei. Abbiamo preso uno stetoscopio giocattolo di Leonardo e ci siamo messi ad ascoltare con calma e con pazienza. Il rumore era inequivocabile e ritmato, come… cioè lo so che sembro pazza, ma come qualcuno che stesse scavando di fianco o sotto casa nostra. Giacomo era in studio all’ultimo piano e non si è accorto di niente, ma noi abbiamo sentito chiaramente raschiare. Il tutto è continuato per circa mezz’ora. Poi Leonardo ha dato dei colpi secchi alla parete da cui provenivano i rumori, e questi sono cessati improvvisamente. Di botto, subito. E non sono più ripresi. 

Allucinazioni? Può essere, ma le abbiamo sentite in due, e anche con il “potente” stetoscopio di Leo. Casualità? Non saprei. Topi? Allora, o non ho capito niente di biologia nella mia vita, oppure è fisicamente impossibile.

Non mi voglio concentrare sui rumori però, anche perché saremo chiusi qui dentro per almeno altre tre settimane, va a finire che esco di testa.

Stasera ho cucinato riso basmati, salmone e soprattutto una bottiglia di Riesling regalata dallo zio Angelo. Non vi sto a dire come sia più bello il mondo dopo che bevi una bottiglia di vino in due, cosa che non facevo da anni e anni e anni. Il vino è stata senza dubbio la cosa migliore che mi è successa oggi. 

A cosa ho pensato? Cosa mi ha incatenato a questa tristezza oggi? Tutto quello che non posso più avere. Leonardo mi ha visto triste e mi ha chiesto perché fossi triste. Se mi mancasse mio nonno. O se avessi sbattuto col mignolo contro un mobile. Io gli ho detto che sono triste perché vorrei tornare indietro nel tempo, non per cambiare le cose, ma per riviverle un’altra volta. Se questa sensazione posso tenerla a bada quando il mondo di oggi fa abbastanza rumore, ora che è tutto fermo, inchiodato, paralizzato, la sensazione di volere tornare ai miei vent’anni e rivivere tutto un’altra volta è fortissima, quasi soffocante. Ma non si può: siamo bloccati qui, siamo bloccati in un presente che è frutto del nostro passato e non possiamo tornare indietro. Però, ora come ora, non possiamo nemmeno andare avanti, quindi dobbiamo restare qui, e non è facile.

Immagine in evidenza Jordan Whitfield on Unsplash

Commenti

2 thoughts on “Giorno 6 – Strani rumori

  1. Troppo stanca per fare un commento decente. Dico solo che scrivi molto bene.
    Ed entrando nel merito del contenuto tristezza, credo che quando ne usciremo fuori, ricordando questa tristezza saremo più capaci di apprezzare le tante cose belle che abbiamo e saremo, quindi, peprsone più felici di prima del coronavirus.

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